201503.23
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L’Italia vuole diventare membro fondatore di AIIB

Il 17 marzo 2015, con comunicato del Ministero dell’Economia e della Finanze (MEF), è stato reso noto l’annuncio da parte della Francia, della Germania e dell’Italia dell’intenzione di diventare membri fondatori della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), la Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali. Si tratta un progetto che dovrebbe essere operativo entro fine anno, con l’obiettivo di attrarre investimenti strategici sul piano delle infrastrutture.

“La AIIB, quale nuova banca d’investimento, che lavorerà con le banche multilaterali di sviluppo e di investimento esistenti, può svolgere” – si legge nel comunicato del MEF – “un ruolo di rilievo nel finanziamento dell’ampio fabbisogno infrastrutturale dell’Asia. In questo modo, la AIIB promuoverà lo sviluppo economico e sociale nella regione e contribuirà alla crescita mondiale. Francia, Germania e Italia, operando in stretto raccordo con i partner europei e internazionali, intendono lavorare con i membri fondatori della AIIB per costruire un’istituzione che segua i migliori principi e le migliori pratiche in materia di governo societario e di politiche di salvaguardia, di sostenibilità del debito e di appalti.

Il ministero delle Finanze cinese ha affermato che la Cina accoglie con soddisfazione la decisione dei tre Paesi e che, come presidente della conferenza dei capi delegazione dei Paesi fondatori dell’AIIB e dopo avere ricevuto le conferma scritte, la Cina solleciterà i pareri degli attuali Paesi fondatori, attraverso processi multilaterali. Se non si incontreranno ostacoli, nel giro di due settimane Francia, Germania e Italia potrebbero diventare ufficialmente Paesi membri fondatori dell’AIIB.

La decisione italiana, insieme a quella della Francia e della Germania, arriva dopo il sì del Regno Unito, rafforzando così la scelta operata da Pechino, che per gli analisti, con il bilancio iniziale di 50 miliardi di dollari in dotazione all’Istituto, consentirà al paese di estendere la propria sfera d’influenza sull’economia occidentale. 

In realtà, l’annuncio in questione è stato dapprima rivelato dal Financial Times, e poi confermato dal Ministero dell’Economia e della Finanze italiano. Secondo il Financial Times Washington ha fatto di tutto per evitare che i Paesi occidentali entrassero nell’istituto cinese, che mira a diventare il punto di riferimento degli investimenti europei verso l’Asia e a sorpassare Washington nella corsa per il potere economico globale.

Secondo il MEF i rapporti fra Italia e Cina sono ottimi e quindi la decisione in questione non dovrebbe sorprendere. L’Europa è consapevole che buona parte della ripresa che si sta affacciando sarà basata più sulla domanda esterna che su quella domestica. E in questo contesto, aprire le porte agli investimenti in Cina serve a portare i fondi di Pechino nel Vecchio Continente. Il tutto, però, potrebbe andare a discapito dei rapporti commerciali con gli USA.

Il presidente del Parlamento dell’Unione Europea, Martin Schulz, di fronte alla notizia, ha dichiarato di guardare con favore all’adesione dei quattro paesi (Regno Unito, Francia, Germania e Italia), ma ha tenuto anche a precisare che la banca dovrà conformarsi agli standard accettati su base globale. Nel frattempo Xinhua, l’agenzia di stampa di proprietà dello Stato cinese, ha reso noto che anche la Svizzera, il Lussemburgo e la Corea del Sud starebbero valutando l’adesione all’organizzazione, vista dai maggiori analisti come l’evidente tentativo di “dedollarizzare” il mondo dopo le manovre della Fed statunitense. La Cina, infatti, è il maggiore detentore mondiale del debito pubblico americano.

In conclusione, l’adesione della Germania, della Francia e dell’Italia dopo quella del Regno Unito, alla Asian Infrastructure Investment Bank come membri fondatori verrebbe a segnare un passo decisivo verso la creazione di un polo finanziario ad Oriente, se non alternativo almeno complementare alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale.