201503.06
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Fonti rinnovabili: in calo l’interesse degli investitori per l’Italia

Nel mese di marzo è stata pubblicata una nuova edizione del “Renewable Energy Country Attractiveness Indices” (RECAI) di Ernst & Young, società di consulenza che ha elaborato un indice di attrattività delle energie rinnovabili per i vari paesi del mondo, da cui emerge che la diversificazione e la competizione globale (“diversify and conquer”) stanno accrescendo l’attrattiva delle energie rinnovabili.

Secondo Ben Warren, RECAI Chief Editor “La volatilità dei prezzi del petrolio e le sfide geopolitiche in corso continuano a sottolineare l’importanza della diversificazione come mezzo per raggiungere una maggiore sicurezza energetica. Le rinnovabili stanno diventando una parte sempre più importante del mix più ampio di generazione per molti paesi, risultando in un certo numero di mercati in crescita nel nostro indice”.

L’Italia, purtroppo, nell’indice eleborato, ha perso un’altra posizione rispetto alla scorsa edizione, pubblicata a settembre 2014: dal 15° è infatti passata al 16° posto nella classifica mondiale dei paesi più attraenti per gli investimenti in fonti rinnovabili. Eppure sono trascorsi soltanto due anni da quando l’Italia era al 5° posto nella medesima classifica.

Il nostro Paese, dunque, non è così ambito dagli investitori per quanto concerne le fonti rinnovabili e la responsabilità di tale risultato sembra imputabile all’incertezza normativa e allo spalma-incentivi (il decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modficazioni, nella legge 11 agosto 2014, n. 116), che ha disposto una serie di tagli retroattivi per il fotovoltaico.

Nelle prime cinque posizioni della classifica si trovano, nell’ordine, Cina, Usa, Germania, Giappone e India; seguono Canada, Francia e Regno Unito.

La graduatoria generale per fonti vede in testa la Cina per eolico offshore, FV, biomasse e idroelettrico e gli Usa per CSP (solare termodinamico) e geotermia, mentre primeggiano ancora il Regno Unito nell’eolico offshore e l’Irlanda nell’energia marina.

L’Italia, nella classifica generale, come già indicato, è quindi al 16° posto, con un punteggio di 51,9 da confrontare con gli oltre 75,6 del primo classificato e i 40,1 dell’ultimo (la Russia). Nel nostro Paese si registra un calo generalizzato dell’attrattività di tutte le tecnologie. Siamo ora al 7° posto mondiale nella geotermia, all’11° per la CSP, al 14° per le biomasse e l’idroelettrico, al 15° per il fotovoltaico, al 21° per l’eolico offshore, al 23° per l’energia marina e al 24° per l’eolico in terraferma.

Per quanto concerne gli altri paesi, è sicuramente di rilievo l’ascesa dell’India, giunta al 5° posto, grazie anche agli ambiziosi obiettivi che si è data: nei prossimi 5 anni sono previsti investimenti in rinnovabili per 100 miliardi di dollari e nella rete per 50 mld di dollari; 100 GW di solare e 60 GW di eolico entro il 2022.

La Cina, che nel 2014 vanta un record per gli investimenti in energia pulita (89,5 miliardi di dollari), resta la prima nella classifica, con installazioni da record per l’eolico (24 GW in una anno) e buone prospettive per il FV: anche se il target 2014 (di 14 GW) non è stato raggiunto, le misure per promuovere il solare su tetto e gli obiettivi governativi forniscono segnali di sicurezza.

Tra i paesi europei, si evidenzia il risultato positivo della Francia che è salita al 7° posto grazie soprattutto alle politiche di Hollande. Salgono anche Svezia e Polonia (entrambe comunque verso il fondo della classifica).

In America Latina i mercati più interessanti sono Cile e Messico che continuano a scalare la classifica, mentre in Africa tra i paesi più attraenti si segnala il Marocco.

L’Egitto rientra nella top 40 dopo due anni di assenza.

Dall’analisi svolta emerge che la maggiore chiarezza politica e legislativa sulle strategie a lungo termine nel settore energetico e sui regimi di incentivazione ha premiato i paesi che hanno perseguito tale strada, come India, Francia, Cile, Messico e Polonia, e ciò dovrebbe rappresentare un’indicazione importante per quei paesi, come l’Italia, che, pur avendo conseguito risultati interessanti in passato, sono invece scesi nella classifica.

Il rapporto evidenzia altresì che l’India e l’Africa sub-sahariana sono esempi chiave dei mercati, creando nuova concorrenza rispetto alle destinazioni tradizionali degli investimenti.